La scelta di restaurare le belle porte di una volta comporta un certo grado di sensibilità per le cose del passato da parte del committente. Il restauro ortodosso comprende il recupero anche degli stipiti, della maestà, delle cerniere fissie, dei tampagni e delle serrature originali. Il funzionamento, per quanto accurato, sarà comunque quello dell'anta originale con quella tipica tolleranza negli scricchiolii e nel modo d'uso che ne caratterizzano il fascino. Il restauro ibrido consiste invece nel recupero dell'anta con adattamento a diverse dimensioni del foro di passaggio e rifacimento nello stesso stile ed essenza degli stipiti e maestà, ma con l'utilizzo di ferramenta di manovra e di guarnizione anti rumore garantiscono un perfetto funzionamento delle ante. Ove necessario vengono allestite le cassemorte da murare.
Le ricette di restauro vengono redatte caso per caso e proposte alla direzione lavori e al committente. Talvolta si tratta, come nei mobili, di mantenere la cosiddetta "patina" di vissuto della porta e ci si limita ad operazioni di pulizia e ad interventi antiparassitari con ripristino delle finiture origianali: oleoresine, pitture alla caseina, gomma lacca, encausto, ecc.
Nel caso invece si decida per un recupero radicale con asportazione degli strati di vernice si procede alla completa sverniciatura, lavaggio, trattamento contro i parassiti. Gli interventi successivi sono analoghi a quelli della ebanisteria tradizionale: tassellatura, rinverzatura, rinforzo degli incastri.
La ferramenta recuperata viene pulita, lubrificata e trattata secondo i casi con oli o lasciata al naturale come nel caso degli ottoni. La ferramenta nuova viene spesso trattata perché si adatti allo stile delle vecchie ante. Per esempio, le cerniere nuove vengono laccate o invecchiate lasciandole ferro a vista.